| Atto Camera
Mozione 1-00531 presentata da ITALO BOCCHINO testo di giovedì 20 gennaio 2011, seduta n.421
La Camera,
premesso che: il 19 dicembre 2010 si sono svolte in Bielorussia le elezioni presidenziali, il cui esito ufficiale è stata la vittoria del Presidente in carica Alexandr Lukashenko, con una percentuale di consensi pari al 79,67 per cento dei voti;
come purtroppo è avvenuto sistematicamente fin dal 1996, la validità della recente consultazione è stata contestata dall'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), che ha riscontrato pesanti irregolarità nelle fasi di voto e di scrutinio; il giudizio negativo sulle elezioni dell'Osce - insieme alle critiche della stessa organizzazione internazionale per l'azione di repressione messa in essere dalla polizia bielorussa nei confronti dei circa diecimila manifestanti che, denunciando i brogli, avevano protestato per le strade di Minsk - ha indotto il 31 dicembre 2010 il Governo bielorusso a sospendere unilateralmente le attività dell'ufficio Osce di Minsk;
la reazione del Governo bielorusso alla manifestazione di protesta è stata spropositata: circa 600 attivisti sono stati arrestati, tra i quali sei candidati alla presidenza; un candidato, Vladimir Neklyayev, ferito dalla polizia durante le manifestazioni di piazza, è stato arrestato in ospedale da uomini in borghese; lo stesso Neklyayev, insieme ad altri tre ex candidati presidenziali - Andrei Sannikov, Nikolai Statkevich e Alex Mikhalevich - si trova attualmente nel centro di detenzione del Kgb della Repubblica di Bielorussia;
le vicende delle scorse settimane rappresentano l'ennesimo episodio di violazione delle libertà individuali e dei diritti politici da parte del Governo guidato da Lukashenko: dal 1994 ad oggi si ripetono con frequenza arresti e detenzioni arbitrarie di esponenti dell'opposizione e della società civile, come nei casi di Alexander Kozulin (già candidato alle elezioni presidenziali nel 2006 e privato della libertà per oltre due anni), del giovane attivista di Malady Front Arstyom Dubski e dei leader dell'associazione di liberi imprenditori Mikalay Autukhovich e Vladimir Asipenka (questi ultimi due sono ancora reclusi); la stampa e la distribuzione dei giornali è appannaggio di un'azienda monopolista governativa, che discrezionalmente redige la lista dei giornali diffusi nel Paese; dal 1o febbraio 2010 internet è sotto il controllo diretto della Presidenza; il 3 settembre 2010 è stato trovato morto Aleh Byabenin, giornalista e fondatore del più autorevole sito di contro-informazione Charter 97, in circostanze considerate poco coerenti con la versione ufficiale, che parla di suicidio; alle organizzazioni non governative indipendenti viene sistematicamente negata la registrazione (necessaria per operare legalmente nel Paese), impedendo così lo svolgimento di qualsiasi attività; sono frequenti gli episodi di interferenze arbitrarie nella sfera privata e familiare degli individui, nonché le discriminazioni perpetrate nei confronti di minoranze etniche (in special modo polacche e rom) e sessuali (gay e transessuali); la libertà di insegnamento è duramente messa a repentaglio dalle pressioni ideologiche del regime;
il 25 ottobre 2010, il Consiglio dell'Unione europea aveva esteso fino al 31 ottobre 2011 il divieto d'ingresso nel territorio dei Paesi dell'Unione europea per 41 alti rappresentanti del Governo bielorusso, vigente dal 2008, allo stesso tempo confermando la sospensione dell'applicazione del divieto per 36 alti funzionari, incluso il presidente Lukashenko, in ossequio alla decisione del Governo di accettare regole di campagna elettorale che rispondessero agli standard democratici internazionali;
secondo fonti di stampa internazionale, a seguito delle elezioni presidenziali, i Paesi membri dell'Unione europea, in un incontro tra rappresentanti diplomatici svoltosi a Bruxelles il 7 gennaio 2011, avrebbero espresso un generale consenso sulla necessità di un'azione comune nei confronti della Bielorussia atta a conseguire tre priorità:
a) il rilascio dei manifestanti arrestati;
b) il supporto della società civile, con il consolidamento dei diritti democratici nel Paese;
c) la perseguibilità dei responsabili delle violazioni;
tuttavia, la contrarietà dei rappresentanti di alcuni Paesi membri circa la riattivazione delle sanzioni vigenti nei confronti degli alti funzionari bielorussi (richiesta dai Governi tedesco, svedese, britannico, polacco, francese, olandese e ceco) avrebbe reso impossibile il raggiungimento di un accordo sui provvedimenti concreti da intraprendere;
è parsa, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, finora ambigua la posizione adottata dal Governo italiano: sulla base delle sopra indicate fonti giornalistiche, questo avrebbe espresso in sede europea la sua contrarietà alla riattivazione delle sanzioni; intervenendo alla Camera dei deputati, in risposta ad un'interrogazione parlamentare sull'argomento, il Ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Elio Vito, pur affermando che l'Italia «assieme a molti altri Paesi membri, è a favore di un approccio articolato, che preveda forme anche energiche di pressione, compresa la limitazione nella concessione di visti d'ingresso a personalità a funzionari bielorussi responsabili delle violenze», ha aggiunto come, a giudizio del Governo italiano, la risposta europea sia tale che «non interrompa del tutto la collaborazione politica con le autorità di Minsk» e che «non possa limitarsi di riportare indietro le lancette dell'orologio con un semplice ritorno alla situazione pre-2008, quando di fatto l'Unione si rifiutava di parlare con Minsk»;
la questione dei rapporti tra l'Unione europea e la Bielorussia sarà nell'agenda della riunione dei Ministri degli esteri dell'Unione europea del 31 gennaio 2011, impegna il Governo: a chiedere ufficialmente al Governo bielorusso l'immediata scarcerazione di quanti siano stati arrestati a seguito delle manifestazioni politiche del 19 dicembre 2010 e dei giorni successivi;
ad agire in sede di Unione europea affinché, fino a quando il Governo bielorusso non abbia intrapreso atti concreti nella direzione della democratizzazione del Paese, siano ripristinate le sanzioni nei confronti della Bielorussia al momento sospese, in particolare il divieto d'ingresso nel territorio dei Paesi dell'Unione europea per 36 alte cariche bielorusse, incluso il Presidente Lukashenko;
ad adottare tutte le iniziative possibili per sostenere le attività delle organizzazioni politiche bielorusse ed internazionali impegnate per il consolidamento della democrazia, delle libertà individuali e dei diritti umani nel Paese est-europeo.
(1-00531) «Bocchino, Galletti, Vernetti, Lo Monte, Melchiorre, La Malfa, Guzzanti, Adornato, Barbareschi, Barbaro, Bellotti, Binetti, Bongiorno, Bosi, Briguglio, Buonfiglio, Buttiglione, Calgaro, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Casini, Ciccanti, Cera, Cesa, Commercio, Compagnon, Consolo, Giorgio Conte, Cosenza, De Poli, Di Biagio, Della Vedova, Delfino, Dionisi, Divella, Anna Teresa Formisano, Granata, Lamorte, Lanzillotta, Latteri, Libè, Lo Presti, Lombardo, Lusetti, Mantini, Marcazzan, Menia, Mereu, Ricardo Antonio Merlo, Misiti, Mondello, Moroni, Mosella, Angela Napoli, Naro, Occhiuto, Paglia, Patarino, Perina, Pezzotta, Pisicchio, Poli, Proietti Cosimi, Raisi, Rao, Ria, Ronchi, Rosso, Ruben, Ruggeri, Scalia, Scanderebech, Tabacci, Tanoni, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Toto, Tremaglia, Urso, Volontè, Zinzi».
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